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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (15 dicembre 2025)
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  • Maria Casal, prima numeraria dell'Opus Dei in Svizzera

    Dal Centro culturale "Alzavola" un ricordo di Maria Casal

    Scomparsa negli scorsi giorni e da alcuni anni residente al Centro culturale «Alzavola» di Lugano, Maria Casal è stata testimone degli inizi dell’Opus Dei in Svizzera. Nata a Siviglia al 1929 da genitori svizzeri e di religione protestante, avverte per la prima volta il desiderio di mettersi al servizio del prossimo dopo l’esperienza devastante della Seconda Guerra Mondiale. Si iscrive così al corso di laurea in medicina. Quindi, attraverso i suoi colleghi, conosce l’Opus Dei, ancora agli inizi, e si sente fortemente attratta da questa spiritualità da poco avviata da San Josemaria Escrivá de Balaguer in Spagna. Una spiritualità che consiste nel ricordare a tutti la chiamata universale alla santità, la possibilità di scoprire la vicinanza di Dio nella vita di tutti i giorni e soprattutto nel lavoro inteso come un servizio a Dio e alle persone. Si converte e chiede l’ammissione come numeraria dell’Opus Dei nel 1950. È così la prima in Svizzera a diventare parte di questa grande famiglia.

    Da allora, molte persone ricordano la traccia luminosa che Maria ha lasciato nelle loro vite, anche a Lugano. Anna, insegnante e mamma di due figli, sottolinea «la sua tenacia, la volontà forte e ben orientata, l’intelligenza acuta e vivace, l’amore per il mondo e tutto ciò che in esso c’è di bello e buono, tratti distintivi della sua personalità che l’hanno portata a mantenere la mente sempre aperta. Di lei, durante i nostri incontri, ho ammirato la lucidità con cui commentava gli avvenimenti di attualità e politica (e questo anche passati i novant’anni!), i suggerimenti per l’acquisto e la lettura di un libro, l’ennesimo che lei aveva letto!». Anche Fausta, madre di 9 figli e nonna di tanti nipoti, la ricorda come «un’intellettuale, una persona di una notevole cultura, che parlava molte lingue e si muoveva con disinvoltura. Ciononostante, il rapporto personale con lei si sviluppava con semplicità e con una confidenza immediata. In particolare, ho scoperto in lei anche una grande capacità di dialogare con le nuove generazioni; forse perché comunicava in modo concreto, senza tanti orpelli e andava al nocciolo di ciò che interessava ai giovani». Un’esperienza che ha direttamente potuto fare Michela, studentessa all’USI, che ha abitato con Maria. «Ciò che mi ha colpito di più di Maria è stata la sua impareggiabile intelligenza, unita a una rara onestà e schiettezza che l’hanno resa simpatica a tutti coloro che hanno avuto il piacere di conoscerla. La sua grande fede in Dio era evidente a tutti e sembrava darle l’energia e la felicità che la caratterizzava. Aveva inoltre uno spirito generoso: mi offriva sempre consigli e indicazioni ogni qualvolta andavo da lei per avere un parere. Spesso ho trovato conforto nelle nostre conversazioni e la sua intuizione è stata sempre preziosa quando ho dovuto affrontare decisioni difficili. I momenti di preghiera vissuti con lei hanno avuto un ruolo significativo nel guidarmi verso la fede». Anche se nell'ultimo anno l'energia di Maria ha cominciato a diminuire «non ha mai smesso di sostenere chi le stava intorno, offrendo guida e conforto ogni volta che poteva. La sua resilienza e il suo impegno costante nell'essere presente per gli altri sono state per me fonte di ispirazione. Penso che custodiremo per sempre e con cura il suo ricordo».

    Maria è stata una donna felice che ha vissuto molto vicino a Dio nel servizio dei altri. Nell’intervista realizzata da catt.ch per i suoi 90 anni, lei stessa riassumeva la sua vita in questo modo: «Il segno più evidente di una vocazione è uno: la felicità che essa ci dona! Mi piace in tal senso la frase che una volta disse un sacerdote peruviano: “Pensare che ci ammireranno un giorno, quando invece l’unica cosa che abbiamo fatto è essere stati felici!’ Ecco, per me è andata così».

    (GE)

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