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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • La Basilica del Sacro Cuore a Lugano

    Diocesi di Lugano: ieri sera Santa Messa in ricordo dei Vescovi defunti

    E’ luminosa di affetto e gratitudine l’annuale Celebrazione eucaristica nella Basilica del Sacro Cuore a Lugano, nel ricordo dei Vescovi defunti della nostra Chiesa, avvenuta ieri sera. Ci richiama infatti, risalendo il cammino del tempo, la suggestiva e ininterrotta successione apostolica che lega, nel decorrere degli anni, il nostro Vescovo al Collegio apostolico. Nel contempo ci invita a considerare la preziosa eredità della vita cristiana che attraverso i nostri Vescovi e i loro più stretti collaboratori, come i Presbiteri, ci è stata trasmessa, con la responsabilità, a nostra volta, di conservarla, accrescerla e servirla.

    “Ricordiamo i nostri Vescovi, ha sottolineato Mons. Lazzeri nell’omelia, perché questo ci fa bene come Chiesa; perché, attraverso la memoria dei loro volti e dei loro nomi, ci è data un’occasione privilegiata per alimentare la nostra coscienza di cristiani, membri del corpo del Signore, uniti perché raccolti dal Suo amore, legati in una reciproca appartenenza che ci chiede nella carità di Cristo di continuare a portare insieme, prima e dopo la morte, i pesi gli uni degli altri”. Li ha ricordati facendo i loro nomi, sottolineando che “l’elenco non è lungo, perché la nostra è una diocesi tutto sommato giovane: Eugenio Lachat, Vincenzo Molo, Alfredo Peri Morosini, Aurelio Bacciarini, Angelo Jelmini, Giuseppe Martinoli, Eugenio Corecco, Giuseppe Torti”. Ha precisato che sono “i fratelli, a cui, in momenti diversi della nostra storia diocesana, è stato chiesto di fungere da padri per le loro sorelle e i loro fratelli, di essere per tutti espressione concreta della sollecitudine di Dio nei confronti del suo popolo in cammino nel tempo”. Volti e nomi si affacciano al nostro cuore e alla nostra memoria, mentre risaliamo il cammino della nostra Chiesa, ritrovando nei suoi Vescovi quasi simboliche pietre miliari che segnano altrettante tappe. Ognuno con il suo stile, le sue proposte, il suo linguaggio, ma tutti nella fedeltà all’unico mandato che rinnova l’invito di Gesù ai Dodici: andate, portate il mio Vangelo.

    “Di alcuni – ha precisato ancora il nostro Vescovo - abbiamo saputo solo dai documenti, dalle opere da loro lasciate, dalle testimonianze di chi li ha conosciuti. Di altri – chi in un modo e chi in un altro - ciascuno di noi potrebbe evocare qualcosa di personale, una parola significativa, il ricordo di un incontro o di una consuetudine più intensa e frequente”.

    Con una puntualizzazione toccante ha sottolineato che “tendiamo sempre a mettere in evidenza di ogni Vescovo anzitutto l’azione pastorale, le opere promosse e realizzate, le attività svolte. E’ giusto e doveroso”. Ma subito ha aggiunto un forte interrogativo: “non dovremmo però ricordare anche le loro lacrime, il loro travaglio, i vicoli ciechi a cui è stata confrontata la loro umanità, sostenuta certo da doni e carismi, ma alla fine povera e fragile come quella di tutti noi ?”.

    Un ricordo di riconoscenza per il tesoro di esempi, di sacrifici, di coerenza, di fedeltà dei nostri Vescovi, come pure per il loro costante impegno di rendere presenti nel paese i valori cristiani, di vivere un apostolato generoso, di dare una testimonianza aperta e coraggiosa.

    Per questo, ha concluso il nostro Vescovo, li “ricordiamo con affetto e riconoscenza. Con le nostre voci e i nostri cuori facciamo risuonare con loro e per loro il canto nuovo, che è la nostra vera risorsa per combattere sin da ora ogni mortale desolazione”.

    Con il Vescovo Valerio hanno concelebrato il Vescovo Pier Giacomo e tanti Presbiteri, alcuni dei quali avevano ricevuto l’imposizione delle mani nella loro ordinazione presbiterale proprio da uno dei Vescovi ricordati. Intensa la partecipazione dei fedeli, ognuno con nel cuore un pensiero riconoscente, come un fiore da conservare quale prezioso esempio di vita.

    Al termine ha avuto luogo la sosta di ricordo e preghiera nella cripta delle loro tombe, mentre il canto della Salve Regina era eco sublime di speranza e di attesa.

    Gianni Ballabio

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