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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (11 dicembre 2025)
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    Escalation nel Mediterraneo: bombardata la Flotilla

    Sarebbero state colpite le imbarcazioni di Italia, Inghilterra e Polonia. A dirlo è Maria Elena Delia, portavoce per l'Italia della Global Sumud Flotilla, in merito ad un attacco della notte tra il 22 e il 23 settembre che sarebbe avvenuto con i droni. "Siamo stati attaccati da almeno quindici droni - racconta - prima hanno scaricato sostanze urticanti, poi hanno prodotto bombe sonore e infine si sono schiantati addosso alle barche. Sono 4/5 quelle danneggiate, tra cui la nostra, e non potranno più navigare a vela". "L'attacco è durato un paio di ore e ha l'intento di sfiancare psicologicamente le persone che si trovano sulle barche di notte, al buio, in mare aperto" dice Delia. "E' un atto criminale contro una flotta civile - sottolinea - Noi non ci faremo intimidire, perché sappiamo di navigare in totale legalità, e andiamo avanti nel nostro viaggio diretti a Gaza per portare aiuti alla popolazione stremata".

    In pomeriggio del 23 settembre alcune agenzie di informazione hanno precisato che si è trattato di “bombe sonore” che avrebbero colpito le vele delle imbarcazioni.

    Anche il ticinese Vanni Bianconi sui social ha riferito in diretta di sei barche della Global Sumud Flotilla colpite a partire dalle 23.30 da attacchi di droni con “sound bombs” che hanno in particolare danneggiato delle vele.

    Le cinquantuno navi che compongono la Flotilla puntano a raggiungere Gaza per consegnare aiuti umanitari e “rompere il blocco israeliano”, dopo due tentativi bloccati da Israele a giugno e luglio. Attacchi contro la Flotilla erano stati registrati al largo di Tunisi il 9 settembre.

    Gli attacchi della notte scorsa sono soltanto l’ultimo capitolo del braccio di ferro con Israele: la Global Sumud Flotilla soltanto ieri ha respinto la proposta di trasferire il carico di aiuti nel porto israeliano di Ashkelon e ha messo in guardia contro la strategia per “ostruire la consegna degli aiuti umanitari a Gaza” e il rischio di “possibili rappresaglie”.

    “I precedenti di Israele di intercettare le navi, bloccare i convogli e limitare le rotte dimostrano che la sua intenzione non è facilitare gli aiuti umanitari, ma di controllarli, ritardarli e negarli”, avvertono gli attivisti in un comunicato sui social. “La comunità internazionale – dicono ancora – non interpreti le dichiarazioni di Israele come mere istruzioni operative, poiché rappresentano la continuazione del blocco che, secondo investigatori dell’Onu è parte del genocidio in corso a Gaza”.

    leggi anche: La lettera di Caritas Ticino al Consigliere federale Ignazio Cassis

    fonte: swissinfo/ansa

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