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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (12 dicembre 2025)
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  • Santa Messa per la Festa Nazionale nella parrocchiale di Airolo

    Festa Nazionale Svizzera con mons. De Raemy ad Airolo. Cronaca e foto

    In occasione della Festa Nazionale Svizzera, questa mattina, giovedì 1° agosto alle ore 10.30, (trasmessa in diretta anche sulla RSI) si è tenuta la tradizionale celebrazione che, a causa del meteo incerto, non ha potuto svolgersi presso il Passo del San Gottardo come di consueto, bensì nella chiesa parrocchiale di Airolo. La Santa Messa è stata presieduta dall’amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, mons. Alain de Raemy, con la presenza del vescovo emerito mons. Pier Giacomo Grampa e di una quindicina di sacerdoti. Dopo il saluto iniziale in tutte le lingue nazionali, di fronte ad una chiesa gremita grazie alla calorosa partecipazione di circa 500 fedeli (alcuni hanno usufruito dei posti esterni allestiti dagli scout), di cui 160 che hanno raggiunto la meta con il treno organizzato dalla Diocesi, si è voluto subito ricordare il tempo difficile che stiamo vivendo, fortemente condizionato anche da eventi meteorologici devastanti che di recente hanno colpito duramente la Mesolcina, il Vallese e la Vallemaggia. Durante la celebrazione il vescovo Alain ha più volte rimarcato la necessità delle prove nella vita di ciascuno, richiamando l’esempio della montagna in cui capita sovente di avere l’impressione di raggiungere la cima, salvo accorgersi che se ne presenta poi subito un’altra, più elevata. Sembra quasi che il Signore ci stia mettendo «così a dura prova». Alle domande della vita, Dio ci «sfida sempre con nuove domande», ha affermato mons. de Raemy durante l’omelia, un po’ forse per tenerci svegli e attenti ai cambiamenti, per non diventare persone da «divano», per ricordare quanto più volte affermato, in particolare rivolgendosi ai giovani, da Papa Francesco. Il vescovo pone la domanda che fa da filo conduttore alla Messa, e cioè: «ma sei sicuro che non c’è qualcuno che ha un problema con te?». Domanda che, nel giorno del Natale della Patria, suscita una riflessione anche a livello politico, economico, per la nostra nazione e per noi come cittadini elvetici. In particolare viene ricordato, riprendendo le parole di San Paolo nella sua lettera a Timoteo, il compito fondamentale di condividere la ricchezza che ognuno di noi ha ricevuto in dono, preoccupandoci di chi è nel bisogno, a qualsiasi livello. Per ciò è importante guardare agli altri non dall’alto al basso, ma sempre chiedendoci cosa possiamo fare di più per loro, in cosa stiamo magari mancando nei loro confronti. Sembrano sfide complicate, ardue; in effetti, la montagna è difficile da scalare, ci sono prove sempre più impegnative: ma arrivare in cima ci darà l’opportunità di godere di un «panorama mozzafiato», che vale assolutamente la pena poter assaporare! Insomma, Dio sembra darci sempre sfide nuove, certo, ma è perché «Lui sa dove si trova la nostra felicità». È proprio lì, in quel panorama che siamo chiamati a scoprire nel nostro cammino faticoso di tutti i giorni, consapevoli della presenza dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che non ci faranno mai sentire soli. In questa «santa inquietudine», come la chiama più volte, mons. de Raemy chiude la sua omelia lanciando un’ulteriore quesito per una riflessione personale: «chi potrebbe essere ancora più presente alla mia vita?».

    (red/dp)

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