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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • Donald Trump

    La scure di Trump si abbatte sulla solidarietà della Chiesa cattolica americana

    I licenziamenti a tappeto sono già iniziati, e toccheranno più della metà del personale, mentre i programmi di assistenza saranno sottoposti a sforbiciate drastiche. L’organizzazione umanitaria internazionale cattolica Catholic Relief Services (Crs), che fa capo ai vescovi statunitensi, sta cercando in queste ore un modo di sopravvivere dopo il congelamento delle spese, la chiusura degli uffici e gli ampi tagli ai dipendenti dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, Usaid, ordinati dall’Amministrazione Trump.

    In seguito al colpo di mannaia che ha decapitato Usaid, Crs è stata costretta a iniziare a chiudere tutti i programmi finanziati dall’agenzia, che fornisce circa la metà del budget di 1,5 miliardi di dollari dell'organizzazione cattolica, ha spiegato l’amministratore delegato Sean Callahan con una e-mail inviata a tutto lo staff. Callahan ha aggiunto che Crs è stata informata che alcuni progetti che gestisce sono stati eliminati e che altri lo saranno presto.

    La testimonianza di Medici con l’Africa Cuamm

    “Gli uffici sono stati chiusi e nessuno più risponde, è un dramma per la popolazione e anche per noi”. È sconfortato don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm. La chiusura dell’agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (Usaid) con conseguente e repentina sospensione dei fondi – come denunciato anche dal Catholic Relief Services, l’agenzia di aiuti internazionali dei vescovi americani – provoca un effetto domino che costringe a interrompere interventi vitali per le popolazioni locali.

    Medici con l’Africa Cuamm da 75 anni si spende per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane, grazie a oltre 1.600 persone che operano in 41 paesi, soprattutto in Africa, per portare cure e servizi anche a chi vive nelle località più povere del mondo.

    “Ad esempio – racconta don Dante – in Uganda ci siamo dal 1958 e possiamo dire di aver visto migliorare lo stato di salute della popolazione. Solo nel 2023 abbiamo impiegato 254 risorse umane in 68 strutture sanitarie, investendo oltre 6 milioni di euro. A Karamoja regione poverissima nord est del Paese, grazie anche al sostegno di Usaid, siamo impegnati in due progetti, uno nell’ambito della salute materno infantile e cura del neonato e il secondo sulla tubercolosi per ridurre incidenza e diffusione. Purtroppo, dopo i decreti Usa di sospendere le attività e anche i pagamenti dello staff locale di Usaid siamo stati costretti a fermare ogni tipo di attività e non sappiamo proprio come andare avanti”.

    Le conseguenze maggiori ricadono proprio sulle fasce più deboli della popolazione, in particolare le mamme e i bambini che sono destinatari finali dei progetti a sostegno degli ospedali e delle strutture periferiche, ma anche delle attività di formazione di medici, infermieri, ostetriche e altre figure professionali, come ad es. avviene grazie alla Scuola Infermieri dell’Ospedale “St. Luke” a Wolisso, in Etiopia, nella diocesi di Emdeber. Nell’ospedale ogni anno nascono. 3.500 bambini e la popolazione riceve cure per Tbc, Hiv, malattie ginecologiche e ortopediche, grave malnutrizione. La scuola, coordinata dal Cuamm e ampliata con l’aiuto della Conferenza episcopale italiana, ogni anno è in grado di formare un centinaio di laureati in Scienze Infermieristiche e Ostetriche che lavoreranno per contrastare la mortalità materno-infantile.

    fonte: avvenire/sir/agenzie

    Leggi anche da Avvenire: Perchè lo stop a USAI è un rischio per la salute globale

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