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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (11 dicembre 2025)
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  • La testimonianza di Marina Garzotto, laica consacrata

    di Marina Garzotto, laica consacrata nei Focolari

    Sono nata in una famiglia non praticante, sono figlia unica. In casa non si parlava di fede, ma ai miei tempi una dignitosa educazione religiosa la si riceveva comunque a scuola o all’oratorio. Però, nell’età dell’adolescenza ho abbandonato quell’ambiente e ho smesso di andare alla messa della domenica. Forse non proprio per convinzione ma semplicemente perché era meno noioso seguire il mondo.

    Non so bene nemmeno io come è cominciato ma ad un certo punto sentivo un desiderio di qualcosa che desse senso alla vita. Ricordo che verso i 16 -17 anni, la sera prima di dormire ho iniziato a parlare un po’ con Gesù. Non dicevo “preghiere” - mi piaceva comunque il Padre Nostro, perché erano parole proprio Sue – ma Gli raccontavo di me e soprattutto Gli chiedevo: insegnami ad amare, a donarmi… Sentivo che dovevo uscire dal mio bozzolo.

    Quando è arrivato l’invito di una mia compagna di scuola ad un ritiro per il Venerdì Santo, con i giovani della parrocchia, ho accettato volentieri. Lì mi si è aperto un mondo che in fondo non avevo mai conosciuto: il Vangelo si poteva vivere nel quotidiano, potevo amare Gesù in ogni prossimo… E dopo una bella confessione, fatta dopo tanto tempo, mi sono sentita avvolta dalla certezza che Dio c’era davvero e mi amava e mi era vicinissimo. Sentivo dentro una grandissima felicità, mai provata così. Avevo in cuore e sulle labbra solo un grande Si a Dio che (lo dico adesso) mi aveva toccato col Suo Amore. Non ho poi esitato a mantenere i contatti con quel gruppo di giovani, tra i quali c’erano giovani del Movimento dei Focolari. Lì imparavo a vivere il Vangelo, trovavo quel Gesù vivo che non volevo perdere più. Dopo la Laurea in Biologia sono “entrata in focolare”, cioè a far parte di una comunità di membri laici consacrati del Movimento dei Focolari. Da allora in 45 anni ho vissuto in diversi luoghi: Olanda, Svezia, Italia e Svizzera. Ora vivo a Pregassona.

    Direi che in tutti questi anni una costante nella mia vita è stata: allenarmi ad amare il prossimo - prima di tutto le mie compagne di casa - non stancandomi di ricominciare. Imparare a saper perdere il mio modo di fare o di vedere, anche semplicemente nelle faccende domestiche, per far spazio a quello dell’altro, è essenziale per uscire dal mio ‘ego’ e trovare un rapporto sempre più profondo con Gesù e con i prossimi.

    Sempre più chiaramente sento che la mia “consacrazione” non è solo per me, ma contiene implicitamente una missione: portare Gesù, dare la mia goccia per contribuire a quel “che tutti siano uno” che Lui desidera.

    In Olanda ho convissuto con focolarine della Chiesa Riformata. Condividendo la vita quotidiana e a volte anche qualche celebrazione religiosa, ho imparato a trovare il bello delle altre chiese e ad apprezzarle. In Svezia tenevo incontri di “Parola di Vita” - momenti di riflessione e condivisione su un versetto biblico – con anche membri della Chiesa Luterana: sentivo con tutti una bella comunione da veri fratelli attorno al Vangelo, al di là delle differenze confessionali.

    Ora sono in pensione, collaboro con le attività del Movimento dei Focolari e faccio catechismo all’oratorio di Lugano.

    Nella mia vita sento che la cosa più importante è instaurare rapporti veri, dove il mio interlocutore senta che c’è un Amore più grande che ci tiene uniti.

    Un giorno un migrante che avevo aiutato un paio di volte mi ha detto: “tu sei una che non da così per dare, ma lo fai perché vedi in me una persona”. Mi è sembrato un bell’incoraggiamento per continuare a vivere per la fratellanza universale. Spero che il Giubileo ci aiuti ad incontrare Gesù vivo in noi e negli altri.

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