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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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    Le parole di Mons. Thomas Habib in Ticino: «I cristiani in Egitto sono ora protetti!»

    Da giovedì 6 giugno a domenica 9 giugno, su invito dell’Opera caritativa cattolica «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)», il vescovo egiziano della diocesi cattolica copta di Sohag, Mons. Thomas Habib, ha visitato tre parrocchie del Sopraceneri: quella della Comunità del Sacro Cuore a Bellinzona, quelle di Cugnasco-Gerra e quella di Giubiasco. Nella settimana precedente, si era recato nella Svizzera francese. Sono stati momenti preziosi per comprendere e sensibilizzare i fedeli in Svizzera sulla situazione dei cristiani nel Paese sul Nilo.

    Il vescovo Thomas Habib Halim assicura che i cristiani di Sohag, metropoli di 600.000 abitanti a circa 500 chilometri a sud del Cairo, sulla riva sinistra del Nilo, vivono oggi in sicurezza. Il vescovo della diocesi copto-cattolica di Sohag, una delle più importanti regioni cristiane dell’Alto Egitto, sta promuovendo progetti a favore delle persone più vulnerabili della sua diocesi, le più povere dell'Egitto.

    Testo di Jacques Berset, traduzione e adattamento di Lisa Bigatto, entrambi collaboratori di «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)».

    In un ottimo italiano, questo uomo poliglotta, che ha vissuto per sette anni in Italia e ha lavorato per 23 anni presso il servizio diplomatico della Santa Sede nelle nunziature in America Latina, Africa, Europa, Medio Oriente - in particolare in Iran, Iraq, Libano, Siria, Algeria e Libia - spiega cosa è cambiato per la
    minoranza cristiana copta negli ultimi anni. Dalla caduta del presidente Mohamed Morsi, proveniente dalle file dei Fratelli Musulmani, nel 2013, la situazione dei cristiani in Egitto è notevolmente migliorata, osserva il vescovo Thomas Habib Halim, che si è recato in Svizzera su invito di «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)».

    In caso di conflitto, le forze di sicurezza intervengono molto rapidamente

    «Contrariamente a quanto viene spesso sostenuto in Occidente, l’ascesa al potere di Morsi è stata tutt’altro che un processo elettorale democratico… E per i cristiani è stato un periodo molto difficile. Oggi, quando ci sono dispute tra musulmani e cristiani, le forze di sicurezza intervengono molto rapidamente, mentre in passato lasciavano che accadesse e spesso degenerava in violenza». Da quando Abdel Fattah al-Sissi è stato eletto presidente nel maggio 2014, i cristiani godono di maggiore libertà: «Il presidente al-Sissi dice che non esistono cristiani o musulmani, ma solo egiziani».

    Niente più bombe contro edifici ecclesiastici cristiani, niente più omicidi «Il fanatismo di alcuni musulmani

    non è scomparso, ma è molto diminuito ed è “sotto controllo”. Da qualche tempo non ci sono più attentati dinamitardi contro edifici ecclesiastici cristiani e non ci sono più omicidi, come avveniva in passato. C’è più serenità!». La situazione per i cristiani è infatti notevolmente cambiata dai tempi di Sadat, Mubarak e Morsi. Nel settembre 1981, Sadat mise papa Chénouda III, il 117° patriarca di Alessandria della Chiesa copta ortodossa, agli arresti domiciliari nel monastero di Anba Bishoi, nel deserto di Wadi Natrun. Chénouda III criticava il riavvicinamento di Sadat a Israele e la sua apertura agli islamisti.

    Si può notare un cambiamento di mentalità.

    Il Presidente al-Sissi partecipa alle celebrazioni natalizie e parla a tutti i cristiani. Si nota un notevole cambiamento di mentalità. «Molti musulmani vengono a salutarci e a congratularsi con noi a Natale e a Pasqua. A Sohag, le autorità affiggono manifesti di congratulazioni vicino alla mia residenza vescovile in queste occasioni, così come tra i cristiani copti ortodossi». Come di consueto, a Pasqua il vescovo Thomas Habib Halim ha ricevuto le visite del governatore, di politici e parlamentari, ma quest’anno anche degli imam. Questi ultimi non sono venuti a Pasqua, perché per loro, sebbene Gesù sia un profeta per l’Islam, non è in alcun modo il Figlio di Dio morto e risorto… Ma, secondo il vescovo copto-cattolico di Sohag, questo cambiamento è dovuto in gran parte all’esempio dato dall’alto dal presidente al-Sissi.

    Un nuovo linguaggio per parlare dei cristiani

    Il presidente usa un nuovo linguaggio per parlare dei cristiani che prima non esisteva. Il personale politico segue il movimento e questo ha un’influenza sulla popolazione. Non ci sono molti problemi nei villaggi perché le comunità vivono insieme quasi quotidianamente. Il vescovo segnala i problemi alle autorità e queste, che hanno l’ordine di non fare distinzioni tra musulmani e cristiani, intervengono rapidamente per evitare che i conflitti degenerino. L’eparchia copto-cattolica (diocesi) di Sohag conta circa 25.000 fedeli, 27 sacerdoti, due missionari africani (Padri Bianchi), due ordini francescani e 35 religiose, Figlie della Carità, Suore Francescane, Suore Francescane di Maria e Suore Elisabettine. È l’unica diocesi copto-cattolica in Egitto ad avere solo sacerdoti celibi, su richiesta del vescovo Thomas. I protestanti hanno il doppio dei fedeli, mentre i cristiani copti ortodossi sono il gruppo più numeroso con circa 150.000 fedeli. Tra i 6 milioni di abitanti del governatorato di Sohag, i cristiani sono una piccola minoranza con poco più del 3%.

    Un’importante meta di pellegrinaggio

    La regione di Sohag è un’importante meta di pellegrinaggio per i copti grazie alle sue numerose chiese e monasteri. Il più famoso è il Monastero Bianco (Deir el Abiad), la cui chiesa risale al V secolo. Nella regione ci sono 62 villaggi rurali poveri e non ci sono grandi imprese. Per questo motivo, il vescovo Thomas Habib Halim ha avviato diversi progetti di sviluppo, affinché i giovani cristiani possano trovare lavoro, con il sostegno finanziario di «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)», Oeuvre d’Orient, Conferenza
    episcopale italiana, Missio Aachen e Missio Munich.

    I giovani non hanno lavoro

    «Non ci sono industrie nella città di Sohag. Quasi il 40% della popolazione non ha un lavoro stabile…». La diocesi di Sohag sta cercando un modo per fornire un lavoro dignitoso ai più poveri, contribuendo a finanziare tricicli motorizzati trasformati in taxi (noti come tuk tuk) per il trasporto di persone o merci. Questa iniziativa del vescovo Thomas si rivolge principalmente alle famiglie più vulnerabili. In particolare, permette loro di acquistare materiale scolastico per i figli. Le ragazze copte che hanno potuto studiare, insegnano a leggere e scrivere ai bambini che non possono andare a scuola. La diocesi ha anche istituito un centro informatico, corsi di formazione professionale per mestieri manuali e corsi di lingua (francese, inglese, italiano) per i giovani che trovano lavoro in località turistiche come Hurghada, sul Mar Rosso. 
    La diocesi ha anche un orfanotrofio dove vengono accolte ragazze di età compresa tra i 5 e i 18 anni. La Chiesa copto-cattolica è fortemente rappresentata anche nel sistema educativo e gestisce una dozzina di scuole, la maggior parte delle quali frequentate da alunni musulmani. Ha anche nove centri sanitari e un ospedale. «Tutti vogliono andare nelle strutture e nei centri sanitari cattolici. La popolazione ha grande fiducia nelle suore!». I copti ortodossi hanno solo una scuola e un ospedale.

    Buone relazioni con i cristiani copti ortodossi

    Nella diocesi i rapporti con i cristiani copti ortodossi sono buoni, mentre a livello nazionale «papa Tawadros, il capo della Chiesa copta ortodossa, che è molto aperto nei confronti della Chiesa cattolica, si confronta con vescovi conservatori che sono contrari all’ecumenismo». È sottoposto infatti a forti pressioni da parte dei vescovi conservatori che sono membri del suo sinodo e che sono stati nominati in gran numero durante il periodo di papa Chenouda. «Questi vescovi non vogliono il dialogo con la Chiesa cattolica, non hanno ricevuto una formazione esterna, sono chiusi, non vogliono cambiare nulla. Non hanno una visione universale», si rammarica il vescovo Thomas Habib Halim.

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