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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (15 dicembre 2025)
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  • Natale a Betlemme, Pizzaballa: “La via dei piccoli”

    Nella Terra Santa dove ogni pietra, ogni parola, ogni gesto è rivendicato come grande, il Natale torna a rivelare un Dio che sceglie di farsi piccolo. Non poteva scegliere contrasto più forte l'amministratore apostolico del Patriarcato latino monsignor Pierbattista Pizzaballa per questa notte di Natale 2017 a Betlemme. Notte scandita anche quest'anno dal cerimoniale di sempre nel luogo dove è nato Gesù, con il culmine nella Messa nella chiesa di Santa Caterina con il presidente dell'Autorità Nazionale Palestine Abu Mazen presente al primo banco. È scossa dalla pioggia e dal vento Betlemme, si fa la conta di quanta gente c'è (meno rispetto agli scorsi, quando invece fino a poche settimane fa la Terra Santa brulicava di pellegrini). Ma è il clima più generale di tensione - con le polemiche e le violenze seguite alla dichiarazione di Donald Trump su Gerusalemme capitale - a segnare questo Natale a Betlemme. Persino le parole d'augurio ai cristiani rivolte per l'occasione da Abu Mazen e dal premier israeliano Benjamin Netanyahu sono state per ciascuno l'occasione per cercare di portare l'acqua al proprio mulino, nella solita triste ritualità del conflitto.

    E allora ecco nella notte che fa memoria di un Bambino irrompere il richiamo al Vangelo dei piccoli. Nella sua omelia Pizzaballa mette subito in guardia dal rischio di «una festa, bella e cara quanto vogliamo, ma resa muta e insignificante, quasi ovvia dal suo ripetersi tradizionale». Mentre, invece, il Natale è «una profezia, la proposta di un cammino al contrario». Il cammino - appunto - di un Dio che sceglie di farsi piccolo. «Di solito è il piccolo che diventa grande, è il debole che vuol farsi forte, è il povero che desidera essere ricco - riflette l'amministratore apostolico - È la nostra storia che cammina così. La grandezza e il potere sono il nostro sogno, il desiderio nascosto che ci muove tutti, nei rapporti quotidiani come nelle relazioni internazionali. Una guerra che ogni giorno l’Erode di turno combatte per diventare più grande, per occupare più spazio, per difendere posizioni e confini». È «storia di questi giorni», osserva con un chiaro riferimento alla valanga di parole e prove di forza su Gerusalemme di queste ultime settimane.

     

    Ma questa è una notte che va al di là delle analisi politiche. Non manca - certo - la raccomandazione «a quanti hanno il potere di decidere del nostro futuro», a «non temere di osare e di rischiare. A non temere la solitudine. Oggi ancora più che ieri - spiega il Presule - abbiamo bisogno di voi, di una politica vera e seria. Nonostante le tante delusioni del passato e di questi giorni, non rinunciate ad avere una visione, ma al contrario lasciatevi provocare dal grido dei poveri e degli afflitti perché il Signore non dimentica il grido degli afflitti».

     

    Ma il modo in cui Dio non dimentica, chiama comunque in causa ciascuno: al mondo che cerca «un Regno potente e forte, che ci faccia sentire protetti, al sicuro» nel Natale viene offerto «un segno opposto, un neonato inerme e indifeso». È la logica a cambiare: «Dal grande al piccolo, dalla forza alla debolezza, dal potere al dono, perché così agisce Dio». «Sento questa profezia particolarmente vera non solo per ciascuno, ma per tutti noi cristiani di Terra Santa - commenta Pizzaballa - preoccupati e forse spaventati dalla riduzione dei nostri numeri, dall'insufficienza dei nostri mezzi, dall'insicurezza che caratterizza il nostro vivere quotidiano. Stretti tra poteri che si contrappongono, vittime talvolta di dinamiche e strategie più grandi di noi, vorremmo forse anche noi seguire vie di forza e di potere. L’ansia e la paura potrebbero renderci insensibili a quel segno e indurci a trasformare il Natale nella semplice festa dell’identità e della consolazione e a cercare anche noi forza e potere, ricchezza e possesso. E invece il Natale, rivelandoci l’agire di Dio, ci svela chi siamo e chi dobbiamo essere come cristiani, qui e in tutto il mondo».

     

    Eccolo - allora - il messaggio per la Betlemme di oggi: di fronte alle logiche muscolari che attraversano la Terra Santa e il mondo intero, occorre riscoprirsi «segno discreto della potenza dell’amore, umile inizio di un Regno di pace e di verità, che verrà non con la forza delle armi ma con la conversione della vita, presenza di condivisione e di fraternità, debole forse, fraintesa e addirittura contestata, ma profezia e annuncio della presenza di Dio tra gli uomini».

     

    Di qui l'invito al coraggio, rivolto innanzi tutto alla Chiesa di Terra Santa: «Possiamo continuare a vivere e a restare qui, nella debolezza e nella povertà - esorta la guida della comunità di rito latino in Terra Santa - perché queste sono le vie di Dio quando vuole venire nel mondo e benedire l’umanità». Che è poi la stessa logica richiesta alla politica, per uscire dal vicolo cieco in cui sembra finita sulla questione di Gerusalemme: «Coraggio anche a voi, potenti del mondo - conclude Pizzaballa - Potete osare l’avventura della pace e della fraternità, rinunciando a mire di grandezza e potere e piegandovi a servire il bene dei fratelli: la porta dell’umiltà che introduce nella Basilica del Natale è anche l’ingresso nella vera grandezza».

    Giorgio Bernardelli - VaticanInsider

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