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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (16 dicembre 2025)
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  • Bartolomeo I con papa Francesco (foto di archivio).

    Il Papa: con gli ortodossi non cerchiamo omologazione ma comunione

    Cattolici e ortodossi ricercano il ristabilimento di una «piena comunione» che non sia «uniformità omologata»: lo sottolinea il Papa nel discorso alla delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli giunta a Roma per la solennità dei santi Pietro e Paolo di giovedì prossimo 29 giugno. Con «l’amato fratello Bartolomeo», afferma Francesco, nel recente incontro al Cairo «ho potuto constatare ancora una volta la profonda consonanza di visione su alcune sfide che toccano la vita della Chiesa e il mondo contemporaneo». Il Pontefice argentino incoraggia la prossima riunione del comitato di coordinamento della Commissione mista per il dialogo teologico cattolico-ortodosso che si svolgerà a Leros, in Grecia, il prossimo settembre.

     

    «Lo scambio di delegazioni tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli, in occasione delle rispettive feste patronali, accresce in noi il desiderio di ristabilire pienamente la comunione tra cattolici e ortodossi, che già pregustiamo nell'incontro fraterno, nella preghiera condivisa e nel comune servizio al Vangelo», afferma il Papa. «L’esperienza del primo millennio, nella quale i cristiani d’Oriente e d’Occidente partecipavano alla stessa mensa eucaristica, da un lato custodendo insieme le medesime verità di fede e dall'altro coltivando varie tradizioni teologiche, spirituali e canoniche compatibili con l’insegnamento degli Apostoli e dei Concili ecumenici, è punto di riferimento necessario e fonte di ispirazione per la ricerca del ristabilimento della piena comunione nelle attuali condizioni, comunione che non sia uniformità omologata».

     

    Pietro e Paolo, sottolinea Francesco, «discepoli e apostoli di Gesù Cristo, hanno servito il Signore con stili differenti e in modo diverso. Tuttavia, pur nella loro diversità, entrambi hanno dato testimonianza dell'amore misericordioso di Dio Padre, del quale ciascuno, a suo modo, ha fatto profonda esperienza, fino ad offrire in sacrificio la propria vita. Per questo, sin da antichissimi tempi, la Chiesa in Oriente e in Occidente riunisce in una sola celebrazione la memoria del martirio di Pietro e di Paolo. È giusto infatti celebrare insieme la loro offerta per amore del Signore, che è allo stesso tempo memoria di unità nella diversità. Come voi ben sapete, l’iconografia rappresenta i due apostoli stretti in un abbraccio, profezia dell'unica comunione ecclesiale nella quale le legittime differenze debbono convivere».

     

    Il Papa ricorda la visita che Paolo VI fece al Fanar nel luglio del 1967 e la visita del patriarca Athenagoras a Roma a ottobre dello stesso anno, sottolineando che «cinquant’anni fa le due visite furono eventi che suscitarono immensa gioia ed entusiasmo nei fedeli delle Chiese di Roma e di Costantinopoli e contribuirono a far maturare la decisione di inviare delegazioni per le rispettive feste patronali, cosa che continuiamo a fare anche oggi. Sono vivamente grato al Signore – prosegue il Papa – perché anche a me continua a dare occasione di incontrarmi col mio amato fratello Bartolomeo. In particolare, conservo un ricordo grato e benefico del nostro recente incontro al Cairo, dove ho potuto constatare ancora una volta la profonda consonanza di visione su alcune sfide che toccano la vita della Chiesa e il mondo contemporaneo».

     

    Il prossimo settembre a Leros, in Grecia, si riunirà il Comitato di coordinamento della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa, «in seguito al generoso invito del Metropolita Paisios», sottolinea il Papa. «Auspico che questa riunione, in un clima spirituale di ascolto della volontà del Signore e nella viva consapevolezza del cammino che molti fedeli cattolici e ortodossi in varie parti del mondo già compiono insieme, sia ricca di buoni risultati per il futuro del dialogo teologico». «Preghiamo gli uni per gli altri», è la conclusione del Papa, «perché il Signore ci conceda di essere strumenti di comunione e di pace, confidando nell'intercessione dei Santi Pietro e Paolo e di Sant’Andrea. Anch’io vi domando, per favore, di continuare a pregare per me».

    Iacopo Scaramuzzi (VaticanInsider)

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