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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (15 dicembre 2025)
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  • “Gerusalemme, serve la volontà di trovare insieme una soluzioneˮ

    «Il modo in cui è stata presentata la mossa del presidente Trump su Gerusalemme, e il suo contesto, non aiutano» a costruire serenità e fiducia necessarie al processo di pace. Ma «una nota positiva, in tutto questo bailamme di ipotesi, c’è: si ritorna a parlare di Gerusalemme e della sua centralità». Lo dice in questa intervista l'arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, il quale sostiene che per la Città Santa «il problema non sta nell’individuare soluzioni, ma nella volontà reale di trovare insieme una soluzione».

     

    La mossa di Trump su Gerusalemme ha provocato reazioni di rivolta. Come la giudica?  

    «È difficile giudicare fino in fondo quel gesto, senza conoscere le motivazioni che lo hanno spinto e che spero con il tempo emergano e facciano chiarezza su questa strana vicenda. Il modo in cui è stata presentata e il suo contesto, in ogni caso, non aiutano in questo momento a costruire quel contesto di serenità e di fiducia necessario al processo di pace e alla costruzione di prospettive, che possono essere solo nella condivisione e non nell’esclusione. È chiaro che ora sarà molto più difficile ricreare la fiducia necessaria per incontrarsi. Già lo vediamo nelle reazioni delle cancellerie dei Paesi arabi e non solo».

     

    Secondo lei è possibile che l'iniziativa americana e l'asse degli USA con i sauditi rimescoli le carte aprendo vere prospettive per un accordo?  

    «Non so se questa iniziativa porterà a qualcosa di nuovo e diverso. Solo con il tempo capiremo. Certo, il processo di pace ha bisogno di qualche elemento nuovo e di un nuovo spirito. Onestamente non so se questa mossa vada in quella direzione. Ripeto, ce lo dirà il tempo. In questo momento è difficile pensarlo. Una nota positiva, però, in tutto questo bailamme di ipotesi c’è: si ritorna a parlare di Gerusalemme e della sua centralità. Spero che non sia un fuoco di paglia e che la riflessione su significato di questa città per miliardi di persone nel mondo possa tornare a nutrire a lungo le discussioni non solo in ambito politico, ma anche in quello religioso e culturale».

     

    Trump non ha parlato di Gerusalemme capitale "unica e indivisibile" dello Stato di Israele. Secondo lei c'è ancora la possibilità di un accordo che porti ad avere due capitali - una israeliana e l'altra palestinese - nella stessa città?  

    «Non c’è altra via, credo. La possibilità c’è ancora, certo, anche se più difficile, poiché è stata ferita ancora di più la fiducia necessaria tra tutte le parti per arrivare ad un accordo. Non so se c'è una sorpresa nel cappello… lo vedremo. Per come stanno le cose ora, tutto è ancora possibile, ma più difficile».

     

    Molte voci di leader cristiani, poco valorizzate dai media occidentali, si sono levate contro l'iniziativa americana. Perché?  

    «La Città Santa sta a cuore a tutti, è un simbolo religioso, storico, culturale. Israeliani e Palestinesi la rivendicano come loro capitale politica. Ma anche per i cristiani è un simbolo spirituale irrinunciabile. È il luogo che ci richiama all’universalità e all’unità. Gerusalemme è in un certo senso anche nostra o, forse meglio, anche noi cristiani apparteniamo a questa città e siamo parte costitutiva della sua identità inclusiva. Come ho già detto molte altre volte, i cristiani hanno la necessità di riappropriarsi del significato di questa città per la loro vita di fede».

     

    Gerusalemme è una città simbolo che sta al cuore di tre grandi religioni: oltre all'irrisolta questione dell'una o delle due capitali, c'è il problema della convivenza e dell'accesso ai Luoghi Santi che si concentrano in poche centinaia di metri quadrati nello stesso luogo. Come se ne esce, secondo lei?  

    «Con buona volontà se ne può uscire. Sono già state studiate nel passato diverse proposte. Il cosiddetto “recinto sacro”, indivisibile, non è un tabù insormontabile da affrontare. Il problema non sta nell’individuare soluzioni, ma nella volontà reale di trovare insieme una soluzione. Se c’è volontà, si troverà anche la via».

    Andrea Tornielli - VaticanInsider

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