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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (9 dicembre 2025)
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  • I vescovi svizzeri durante la riunione dell'assemblea ordinaria di settembre 2025 a Lugano

    I vescovi svizzeri agli agenti pastorali: attenzione alla credibilità della Chiesa

    La credibilità della Chiesa dipende in larga misura dallo stile di vita dei suoi responsabili e dei suoi collaboratori, spiega la Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS) in un documento di 7 pagine reso pubblico il 17 novembre 2025.

    La CVS propone una panoramica della prassi nelle diocesi svizzere per quanto riguarda il legame tra il mandato episcopale e lo stile di vita dei sacerdoti, dei diaconi e degli operatori pastorali laici. I vescovi si pronunciano quindi contro un catalogo di regole rigide.

    La credibilità della comunità ecclesiale si basa sulla credibilità di tutti i battezzati e in particolare dei suoi agenti pastorali, osserva la CVS. Per quanto riguarda questi ultimi, è quindi opportuno prestare particolare attenzione alla loro formazione e preparazione, nonché al competente esercizio delle responsabilità loro affidate.

    Gli operatori pastorali, personalità pubbliche esposte

    Tenuto conto dell'unicità di ogni situazione di vita, è necessario dare costantemente prova di discernimento. La credibilità che conta nella pratica ecclesiale non può limitarsi ai momenti del ministero e a campi di attività delimitati. Gli agenti pastorali sono fortemente esposti alla percezione esterna e sono identificati con la loro missione in tutti i settori della vita: sono personalità pubbliche che vengono giudicate, nel complesso della loro condotta, alla luce dei valori della fede cristiana che predicano. Per questo motivo non è possibile separare completamente il loro comportamento professionale dalla loro vita privata. Come per tutte le personalità pubbliche, anche al di fuori della Chiesa, le evidenti contraddizioni tra questi due ambiti possono risultare scioccanti. La loro integrità personale e la loro adesione ai valori fondamentali della Chiesa sono quindi determinanti, secondo la CVS.

    La fede cristiana non è un aspetto parziale della vita.

    Allo stesso tempo, osserva la CVS, può essere difficile per gli operatori pastorali essere costantemente osservati dall'esterno (anche nella loro vita relazionale e familiare) e sopportare la tensione tra esigenze e realtà. Va notato che anche i personaggi pubblici hanno diritto alla vita privata e che ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare.

    Ogni essere umano ha bisogno di spazi protetti per la propria realizzazione personale e privata. Tuttavia, la vita privata deve anche potersi svolgere alla luce della sfera pubblica e non deve essere condannata a essere vissuta di nascosto. Ciò vale a maggior ragione quando gli agenti pastorali vivono in coppia e in famiglia e altre persone sono quindi coinvolte nel loro rapporto di servizio.

    In questo contesto, la comunità ecclesiale sviluppa una cultura in cui la fede cristiana non è un aspetto parziale della vita umana, ma plasma lo stile di vita nel suo complesso. Le autorità ecclesiastiche responsabili sono tenute a organizzare le condizioni di servizio in modo tale da garantire il rispetto sia delle prescrizioni della Chiesa sia della vita privata e dell'intimità degli agenti pastorali. «È lecito aspettarsi che i superiori ecclesiastici agiscano in modo tale che non ci sia nulla da nascondere».

    Conseguenze per la prassi delle nomine e dei mandati episcopali

    Da queste considerazioni emerge la necessità di differenziare la prassi ecclesiastica in materia di nomina e mandato episcopale per quanto riguarda le questioni legate allo stile di vita. Finora i vescovi svizzeri hanno preso decisioni caso per caso per gli agenti pastorali. «Queste decisioni tengono certamente conto delle situazioni personali, ma possono dare l'impressione di una certa mancanza di trasparenza o essere talvolta percepite come arbitrarie». Un approccio trasparente che tenga conto delle circostanze personali e delle difficoltà ad esse connesse, nonché un dialogo onesto tra le parti interessate, consentono di combattere un clima di paura e, di conseguenza, l'occultamento, prosegue la CVS. «L'onestà e la volontà personale di adattare progressivamente la propria situazione alla luce del Vangelo aprono e consolidano la strada affinché il vescovo competente possa trovare soluzioni adeguate nel quadro di un dialogo aperto con l'agente pastorale interessato».

    Tensione tra le prescrizioni ecclesiastiche e le realtà della vita

    I criteri della Chiesa possono scontrarsi con situazioni di vita personali che richiedono un approccio sfumato, improntato alla misericordia. La Chiesa è chiamata a non escludere le persone che vivono situazioni complesse, ma ad andare loro incontro con un dialogo sincero e ad accompagnarle, nello spirito della logica della misericordia più volte sottolineata da Papa Francesco.

    I criteri enunciati nell'esortazione apostolica di Papa Francesco Amoris laetitia (La gioia dell'amore) sull'amore nella famiglia, sottolinea la CVS, si applicano qui in modo analogo: «La strada della Chiesa è quella di non condannare nessuno in modo definitivo, di diffondere la misericordia di Dio su tutte le persone che la chiedono con cuore sincero [...]. La vera carità è sempre immeritata, incondizionata e gratuita! Quindi, bisogna evitare [...] giudizi che non tengano conto della complessità delle diverse situazioni; è anche necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a causa della loro condizione».

    «Nessuno può essere condannato per sempre»

    «Nessuno può essere condannato per sempre, perché non è questa la logica del Vangelo!». Papa Francesco non si riferiva solo ai divorziati che hanno contratto una nuova unione, ma a tutti, indipendentemente dalla loro situazione. «Ma naturalmente, se qualcuno ostenta un peccato oggettivo come se fosse parte dell'ideale cristiano, o vuole imporre qualcosa di diverso da ciò che insegna la Chiesa, non può pretendere di tenere corsi di catechesi o di predicare, e in questo senso c'è qualcosa che lo separa dalla comunità (cfr. Mt 18, 17) . È necessario riascoltare l'annuncio del Vangelo e l'invito alla conversione», ricorda Amoris laetitia (296-297).

    Grazie ai documenti preparati dalla Commissione teologica ed ecumenica, nonché alle loro profonde e intense riflessioni durante tre assemblee ordinarie della CVS, i vescovi hanno deciso di non pubblicare un catalogo di regole e criteri. Propongono piuttosto una situazione attuale che tiene conto delle realtà odierne della vita e invita al discernimento spirituale. I vescovi ribadiscono la loro volontà di dialogo aperto con gli agenti pastorali e li ringraziano per il loro impegno al servizio di una Chiesa credibile. (cath.ch/cvs/be – trad. e adattamento catt.ch)

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