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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • La famiglia Scaffetta in piazza San Pietro a Roma. Secondo da sinistra, Gabriele, Guardia Svizzera.

    Attraverso la Porta Santa, Dio dona coraggio e speranza

    di Silvia Guggiari

    Nella notte di Natale, la Porta Santa della Basilica di San Pietro si è spalancata e papa Francesco per primo l’ha attraversata. A Roma e in tutto il mondo, inizia il Giubileo. Inizia l’Anno Santo della speranza. Inizia il tempo delle indulgenze, del perdono, della rinascita, del rinnovamento. Nel giorno di Santo Stefano, un’altra porta è stata aperta dal Santo Padre, quella del carcere romano di Rebibbia, l’unica Porta Santa speciale del Giubileo: «Io ho voluto spalancare la porta, oggi qui. La prima l’ho fatta a San Pietro, la seconda è vostra – ha detto il Santo Padre rivolgendosi ai detenuti –. È un bel gesto quello di spalancare, aprire le porte. Ma è più importante quello che significa: aprire il cuore».

    Domenica 29 dicembre, è stata aperta la terza porta giubilare nella basilica di San Giovanni in Laterano, nello stesso giorno in cui venivano aperte le porte Giubilari di tutto il mondo, e tra queste anche quella della Cattedrale di Lugano. Infine, mercoledì 1. gennaio, è stata aperta la quarta porta Santa nella basilica di Santa Maria Maggiore.

    La Città eterna è ufficialmente entrata nell’anno giubilare e i fedeli hanno iniziato a varcare le porte sante. Un passaggio significativo e per nulla scontato, come ci racconta un ticinese che in questi giorni ha vissuto questa esperienza: «Poco prima di oltrepassare la Porta Santa mi sono venute in mente le parole del Papa pronunciate la mattina di Natale prima dell’Urbi et Orbi, quando ai fedeli ha detto di “lasciare aperte le porte al coraggio”. Ho pensato che Francesco ci invitasse a far entrare il coraggio nelle nostre vite. Personalmente ho fatto l’esperienza di attraversare una porta un po’ più piccola rispetto a San Pietro, al mattino presto, nella Basilica di San Giovanni Laterano. Un passaggio che letto con le parole del Papa indica che il nostro coraggio passa anche dalle porte più piccole, da tante piccole scelte ogni giorno».

    Un’altra testimonianza arriva da una famiglia ticinese che la notte di Natale era in San Pietro ad assistere all’apertura della Porta Santa. Gabriele Scaffetta, di Locarno, sta vivendo l’esperienza della Guardia Pontificia a Roma: la sua famiglia – la mamma, il papà, il fratello e la sorella– lo ha raggiunto per vivere insieme il S. Natale e insieme sono riusciti ad accedere in San Pietro per assistere all’apertura della Porta Santa e alla celebrazione di papa Francesco: «È stata una bella opportunità – ci racconta Michela Scaffetta– grazie alla quale abbiamo vissuto un momento importante anche per chi in quel momento non poteva essere lì. Abbiamo avuto la fortuna di vivere la celebrazione in prima persona e quindi abbiamo portato nel cuore tutte quelle persone che condividono la strada con noi. È stata una bella esperienza vissuta da famiglia».

    Michela Scaffetta ricorda quindi le parole del Papa durante l’omelia, un richiamo alla speranza, alla misericordia, al perdono: «Dio ci aspetta, siamo noi che dobbiamo fare il passo, senza mai dimenticarci che c’è speranza per tutti, sempre. Mi è sembrato che il Papa parlasse a ognuno di noi e che quelle parole erano dirette anche al più disperato e al più perso. Erano una mano tesa per ciascuno».

    La mattina di Natale, la famiglia Scaffetta si è recata in San Pietro molto presto, «per prendere la postazione migliore per vedere Gabriele che faceva il picchetto d’onore», e durante l’attesa sono riusciti a varcare la Porta Santa: «È stato un momento forte e significativo; dato che non c’era ressa, è stato un passaggio vissuto anche in una certa intimità». La famiglia Scaffetta è già tornata in Ticino, mentre il figlio Gabriele continua il suo servizio in Vaticano alla Guardia Pontificia, in un anno del tutto particolare: «Gabriele è consapevole che quello che sta facendo è qualcosa di importante e prezioso e lo è ancora di più in questo Anno Santo – commenta mamma Michela –, durante il quale gli incarichi sicuramente aumenteranno, ma anche la bellezza nel servire il Papa e la Chiesa. Sarà per lui solo una fase della vita, ma vediamo che sta svolgendo questa esperienza con tutto il cuore. Sono felice ed orgogliosa di lui», conclude la sig.ra Scaffetta.

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